
Sabato 26 Aprile 2025 presso il teatro San Giacomo di Verona si è svolto lo spettacolo teatrale “Frida, una vida libre” finalizzato alla raccolta fondi per il sostegno del gruppo di volontari operatori DAE dell’associazione ANIOC di Verona.
In quest’occasione ho avuto il piacere di intervistare il regista e sceneggiatore dell’opera Andrea Pellizzari.

Buonasera Andrea, come nasce questo progetto teatrale?
È un progetto che rincorro ormai da decenni. Frida è entrata a far parte della mia vita sin da quando ero bambino in quanto l’arte, nella mia famiglia, ha sempre fatto da padrona. Mia madre era un insegnante di storia dell’arte, mio padre un architetto e ogni momento era buono per sfogliare libri di pittura, dalle opere di Gauguin a quelle di Frida Kahlo, le mie preferite. Una delle prime opere con cui sono entrato in contatto è stata “colonna spezzata”, uno dei più noti autoritratti di Frida. Un’ opera molto forte per un bambino di 8 10 anni che effettivamente non poteva comprendere pienamente il suo significato. Quando mia madre me l’ha spiegata nel dettaglio, quest’opera mi è rimasta nel cuore e mi sono commosso. Ciclicamente, ogni 10 anni, succedeva qualcosa che mi riportava a leggere libri e articoli su Frida Kahlo. Insomma, mi seguiva sempre! Devo dire inoltre che per me è stata una grandissima artista e una donna eccezionale in quanto è stata una delle prime donne femministe dell’epoca.
Entriamo nel dettaglio dell’opera, me la racconti?
E’ una biografia che parla dell’artista e donna Frida Kahlo, di tutte le sue sofferenze e di come queste l’abbiano portata a diventare un artista. Si parla di un periodo storico dove vi erano rivoluzioni in tutto il mondo; dalla rivoluzione fascista in Spagna, a tutti i paesi dell’America latina dove stavano nascendo le prime rivoluzioni socialiste. Si parla della storia del Messico, del presidente Cardenas, del politico e rivoluzionario Trotski, il rivoluzionario cubano Julio Antonio Mella e Tina Modotti, la famosissima fotografa di quel periodo, amica e dicono anche amante del rivoluzionario.
Quale è stata la sfida più grande che ha dovuto affrontare lavorando a questo progetto?
La sfida più grande è stata sicuramente il coordinamento di tutti i numerosi attori che mi hanno seguito per un anno e mezzo di prove, anzi, quasi due ormai. Devo dire la verità, nonostante non siano attori professionisti, mi hanno seguito come i topi con il pifferaio magico e quindi li ringrazio particolarmente.
C’è qualche curiosità che vorrebbe condividere su questo progetto?
Si ho voluto dare un’interpretazione quasi metafisica e ultraterrena a questo progetto. Ritengo che tantissime scelte me le abbia fatte fare proprio Frida Kahlo dall’alto; dalla scelta dell’attrice che doveva interpretare il suo ruolo alla creazione grafica della locandina. Per sbaglio, infatti, mi è apparso uno sfondo di colore rosso sangue e la grafica nera e oggettivamente l’ho trovata bellissima e molto evocativa. Credo proprio che Frida dall’alto mi abbia ispirato!
Parliamo della ricerca dei costumi teatrali, a cosa si è ispirato?
Beh Frida è sempre coloratissima e ho cercato di essere fedele ai costumi messicani di quel periodo e ai suoi autoritratti. Tuttavia, si nota un leggero cambiamento quando Frida va in America e indossa abiti più occidentali. Cosa ti piacerebbe che lo spettatore si portasse a casa dopo questa rappresentazione? Spero che il pubblico porti con se l’odore del Messico e la musica tipica degli anni 20 messicana.








Intervista a cura di Viani Claudia